SEO border line: 33 modi per essere penalizzati da Google



Chi frequenta forum e blog SEO è al corrente che uno degli argomenti più discussi negli ultimi anni è senza alcun dubbio quello delle penalizzazioni di Google. Un forte contributo alla diffusione di questo tema è sicuramente da imputare ai due più recenti algoritmi di scraping introdotti da big G, infatti prima Caffeine e successivamente Panda, sono stati la causa di una vera e propria psicosi di massa, che ha generato insonnia e terrore nei confronti di webmaster e proprietari di siti di mezzo mondo, i quali tutt’ora, cercano aiuto e informazioni per determinare o evitare che i loro siti siano penalizzati da Google.

A tale proposito oggi vorrei cercare di fare un po’ di chiarezza sull’argomento, elencando i motivi più comuni che causano appunto una vera penalizzazione, o qualcosa di simile, ma assai meno grave.

Spesso infatti le ragioni di una perdita di posizioni in serp o il calo di page rank,  sono da attribuire a tattiche SEO ad alto rischio dette “black hat”, mentre in altri casi una “presunta penalizzazione” può essere dovuta a banali errori di gestione di un sito web.

Backlinks

Gran parte del lavoro SEO è ancora focalizzato sul link building, cioè sull’ottenere link, che sono tutt’ora uno dei principali fattori di posizionamento sui motori di ricerca. Non c’è nulla di sbagliato in questo. Naturalmente però ci sono dei limiti. Esistono infatti molte insidie nel link building, che implicano grossa attenzione e precisione nel seguire le Guideline per Webmaster fornite da Google.

1) 5000 links per 19$ – le email spam che offrono centinaia di link per pochi dollari non possono essere vere. Vi dico per esperienza che aderire a queste forme di incremento links a prezzi stracciati, porta sicuramente a una penalizzazione.
2) Link a pagamento su siti con Pr alto – se è possibile sfuggire ai link a pagamento in gran parte dei casi, è abbastanza semplice accorgersi quando si acquistano link sui cosiddetti siti con alto Pagerank, quelli dove la toolbar Pr indica 6 o magari anche di più. Ci sono pochi siti che hanno page rank così alto e quindi in tal senso i link a pagamento sono facili da scovare.
3) Link reciproci su larga scala – lo scambio di link e i link reciproci sono naturali per alcuni scopi. Io linko i blogger che mi linkano quotidianamente. D’altra parte, un massiccio scambio di link troppo evidente può essere riconosciuto algoritmicamente, quindi sareste penalizzati prima o poi.
4) Link nascosti nei template o nei contatori – attualmente molti siti con template per WordPress o Joomla ben posizionati su Google sono solo truffe SEO, che portano a link nascosti nei template per essere diffusi in rete. Se usate questi link per fare “link building”, non meravigliatevi se sarete penalizzati. Alcuni contatori di visite facevano la stessa cosa in passato.
5) Profili con link artificiali e anchor text che combaciano sempre – quando ogni link al vostro sito è ottimizzato con qualcosa tipo “SEO company” sembra troppo forzato per passare inosservato da Google.
6) Link in lingue non correlate – un sito in inglese che ottiene migliaia di link dalla Russia o dalla Cina fa venire molti dubbi. Gli ingegneri di Google sono abbastanza bravi da confrontare il linguaggio del vostro sito con quello dei siti che vi linkano. Nel migliore dei casi il vostro rank salirà solo in Russia e Cina. Altrimenti calerà ovunque.
7) Ottenere troppi link troppo velocemente – non sempre più link ci sono e meglio è. Anche i link buoni ottenuti troppo velocemente possono portare a essere penalizzati. Google controlla la velocità dei link – cioè in quanto tempo guadagni link – e se ottieni più link di quanti ne meriti, si rischia una penalità anche se sono perfettamente legittimi.

Outgoing link

I link che puntano all’esterno sono cruciali per ogni sito web, in particolare per i blog. Molti webmaster hanno bloccato i link esterni per cercare di non disperdere PageRank. Gli ingegneri di Google hanno scoraggiato questa pratica e suggeriscono invece di usare i link esterni. Nonostante ciò è consigliabile linkare solo siti autorevoli e che trattano argomenti simili, altrimenti può essere rischioso usarli.

8) Broken link – troppi link non funzionanti su una pagina causano un avviso nell’algoritmo di Google. Questo potrebbe non essere una penalità in senso stretto, ma potrebbe comportare un calo improvviso nel ranking se ci sono uno o due link non funzionanti su una pagina.
9) Link ai “cattivi vicini” – ancora peggio degli errori 404 (cioè i broken link) sono i link diretti ai cosiddetti cattivi vicini. Gli spammer usano questa tecnica per ingannarvi. Molti di questi link fanno parte di un processo di declino. I siti in questione spariscono e chi acquisisce il dominio lo usa come pagina di “domain parking”.
10) Troppi link esterni o nessuno – un sito web che ha più link esterni che vero e proprio contenuto può perdere la sua visibilità sui search engine. Questo potrebbe non accadere improvvisamente, ma avere effetti equivalenti. Inoltre i siti che non hanno alcun link esterno, oppure usano solo i link no follow credendo che sia una pratica SEO efficace, possono essere penalizzati integralmente.
11) Link nascosti in servizi di terze parti (menu, widget e contatori) – i servizi gratuiti per i siti web spesso hanno un modello di business subdolo. Questi hanno link nascosti all’interno di quello che offrono. Può essere un menu CSS, una sidebar widget o un contatore delle visite. Ogni tanto questi link non sono solo nascosti: sono anche off-topic e autenticamente spam. Controllate e verificate il codice sorgente di quello che aggiungete ai vostri siti. Google, naturalmente, non consente link nascosti.

Contenuto

Nonostante Google affermi sempre che “il contenuto è sovrano”, questo può comportare anche problemi. Se non c’è un re nel vostro regno, o il re è vestito di stracci sarà valutato negativamente dai Google robot.

12) Contenuti duplicati – I contenuti duplicati sul vostro sito o altrove possono causare un significativo calo del ranking. Anche se Google non considera questo una penalizzazione, molti webmaster che hanno avuto questo problema lo fanno.
13) Contenuti di bassa qualità – Il Panda Update di Google si focalizza sul contenuto di bassa qualità. Testi superficiali e troppo carichi di keyword su alcune pagine faranno declassare il vostro intero sito su Google.
14) Contenuti copiati – il testo preso da altri siti e mostrato sul vostro è un modo sicuro per perdere ranking.
15) Contenuti illeggibili – contenuto sgrammaticato può essere considerato come copiato e poi modificato in modo erroneo (cioè alcune parole sono rimpiazzate da sinonimi per ingannare Google), quindi meglio assicurarsi che un utente umano possa capire ciò che scrivete. Inoltre la formattazione del testo è cruciale. I quality rater che lavorano per Google controllano anche questo aspetto.

Ads

Gli analisti argomentano che Google non è un motore di ricerca, ma bensì un’azienda pubblicitaria in quanto quasi tutte le revenue di Google corporation provengono dagli annunci visualizzati nei risultati di ricerca e sui siti di terze parti. Tuttavia, la pressione su Google è cresciuta negli anni per via del problema dei siti MFA (Made for Adsense, creati per adsense), che inquinano l’index di Google. Il Google “Panda” è stato un intervento pensato proprio per arginare questo fenomeno.

16) Troppi annunci (poco contenuto rispetto alla quantità di ads) – da quando Google “Panda” è diventato l’argomento del giorno, molti esperti hanno notato che un elevato numero di ads, soprattutto d’inserzioni Google Adsense, può causare una penalizzazione. Sono d’accordo con questa opinione.
17) Siti affiliati senza valore – Google ha sempre spiegato che i siti affiliati sono ok, ma solo se offrono un valore aggiuntivo oltre a quello che propone il sito che lo linka. Siate certi di aggiungere valore o affronterete prima o poi una penalizzazione.

Cattiva reputazione e comunicazione

Il tema del cosiddetto “SEO outing” è stato tra i più caldi del 2011, si tratta del dichiarare apertamente di aver violato le linee guida dei search engine. Molti esperti SEO hanno spiegato su basi morali che l’outing è una pratica deprecabile. Potrebbero aver ragione, ma finora non c’è nulla che si possa fare per contrastare questa pratica. Dunque è meglio gestire la propria reputazione online e controllare periodicamente cosa fa il team SEO.

18) NYT e WSJ – I media di alto profilo della vecchia generazione come NYT (New York Times) e WSJ (Wall Street Journal) sembrano essere scandalizzati dal SEO, quindi se sarete chiamati da un giornalista è consigliabile non vantarsi delle proprie tattiche SEO. Google, nella maggior parte dei casi, reagisce considerando questo genere di outing come cattiva pubblicità.
19) Blog aziendali come SEO Book – alcuni blog aziendali sul SEO potrebbero concentrarsi sul vostro sospetto modello di business se diventate riprovevoli o troppo ostentati. Aaron Wall di SEO Book è rimasto così offeso dalle affermazioni del proprietario di Mahalo Calacanis che ha affermato “il SEO è una stronzata”, che ha attaccato il suo sito ripetutamente. Finalmente Google ha reagito, penalizzando il sito con contenuti scarsi assieme agli altri dello stesso tipo con il Panda update. Accertatevi di non diffamare le aziende SEO se non siete trasparenti al 200%.
20) Fare domande nei Google Groups ufficiali – alcuni webmaster scontenti tendono a intervenire sui Google Groups e sui forum quando sono stati penalizzati. Alcuni di questi webmaster sono stati penalizzati per una buona ragione. Nel peggiore dei casi queste persone non hanno ammesso i propri errori e continuano a lamentarsi.
21) I web metrics di terze parti come WOT, McAfee Siteadvisor – se non comparite su Blekko, ovvero siete stati bannati, e i siti come WOT e SiteAdvisor di Mcafee hanno inserito il vostro sito in una lista di siti pericolosi, magari a causa di virus o spyware presenti nel codice delle pagine, potrebbe voler dire che ci sarà una penalità da parte di Google. Google non usa i dati di questi siti ma altri mezzi per setacciare il web per gli stessi scopi.
22) Prendere Google per i fondelli – non avete bisogno di un articolo del NYT, un blogger SEO o un impiegato di Google per venire penalizzati per cattiva reputazione. Mostrare pubblicamente i vostri successi ottenuti con tecniche di black hat SEO vi rende vulnerabili per aver tentato di “prendere in giro Google” e causerà una penalizzazione. I SEO specialist sono concordi nel dire che da un certo punto in poi Google non resterà indifferente e vi penalizzerà per mantenere la sua autorevolezza.

I filtri di Google

Alcune penalità di Google sono solo filtri applicati automaticamente. Se molte penalità possono essere manuali, alcuni filtri sono ovviamente algoritmici.

23) Nuovo dominio (sandbox) – il cosiddetto filtro sandbox è attivo da anni, ma non è stato mai ufficialmente riconosciuto. E’ applicato quando si cambia dominio o si parte con un sito e un dominio completamente nuovo. Senza un appropriato segnale che avvisa Google dello spostamento, sarà applicata questa penalità ai vecchi siti appena cambiano dominio. Usate un redirect 301 per i vecchi siti e provate a ottenere un numero significativo di link autorevoli nei primi giorni in cui è attivo il nuovo dominio per battere questo filtro.
24) Tag h1 multipli – un libro ha solo un titolo. Allo stesso modo una pagina web ha solo un titolo con tag h1. Google ritiene che i tag h1 multipli siano un trucco per spammare l’index, e penalizza siti che usano tag h1 multipli. Usate h2, h3 e altri tag al suo posto.
25) Keyword stuffing (“keyword density” troppo alta) – una delle più vecchie tecniche spam è detta keyword stuffing. Fino a oggi i falsi Seo specialist hanno consigliato i webmaster di avere un’alta “keyword density” sul proprio sito. Errore madornale! Siate certi di inserire le keyword che vi interessano nei testi presenti sul vs. sito web, ma fatelo in maniera naturale, dando senso a quello che scrivete, evitando quindi di infilare parole chiave in maniera forzata. E’ più importante mantenere il testo leggibile rispetto a qualunque percentuale di parole chiave.

Temi tecnici

Non tutte le diminuzioni di traffico e i cali del ranking sono una penalizzazione; alcuni sono dovuti a stupidità o negligenza. E’ importante non dimenticare mai alcuni aspetti tecnici del web development per evitare di farsi autogol.

26) Robots.txt – il file Robots.txt non è realmente necessario per migliorare il SEO. Piuttosto può evitare altri problemi. Io ho bloccato l’indicizzazione di uno dei miei siti da parte di Google. Ho sospettato una penalizzazione e così ho voluto prima controllare i Google Webmaster Tools per trovare l’errore.
27) Nofollow – Ho visto blog autorevoli esclusi dal Google index perché hanno attivato il WordPress privacy mode. Questo significa semplicemente che tutto il blog è settato con noindex e nofollow, che equivale a bloccarlo con il robots.txt
28) Duplicare titoli e descrizioni – quando il vostro sito usa lo stesso titolo e descrizione per ogni pagina, oppure uno molto simile, non c’è da stupirsi se non apparirà nei risultati di ricerca. Non è nemmeno una penalità, è solo logico.
29) Link in Javascript non indicizzabili – esistono ancora siti con menù in Javascript non indicizzabili da Google. Controllate sempre se i menù usano link HTML con “<a href=””>” o che almeno venga mostrato per intero l’url.

Né una penalizzazione né un errore

In alcuni casi una perdita di ranking o di volume di traffico non ha nulla a che fare con voi o il vostro sito. Potrebbe essere cambiato qualcosa e per questo è avvenuta un’improvvisa penalizzazione.

30) Modifica dell’algoritmo – Google cambia e raffina il suo algoritmo in continuazione. Le evoluzioni principali sono chiamate update, e talvolta comportano cambiamenti drammatici nei risultati di ricerca. L’unica cosa che potete fare è capire cosa è cambiato e perché il vostro sito non soddisfa come prima i nuovi fattori di posizionamento.
31) Maggiore competitività – una situazione comune si verifica anche quando i vostri competitor fanno un lavoro SEO migliore del vostro e vi superano. Un cambio di ranking dalla 1a posizione alla 2a su Google può significare una perdita di traffico dal 60 all’80%.
32) Eventi imprevisti – talvolta le news improvvise possono far scendere il vostro sito in serp. I risultati di Google News infatti sono mostrati in cima, e per news con frasi meno competitive il posizionamento continua normalmente. La maggior parte di queste modifiche di ranking cessano dopo pochi giorni.
33) Cambiamenti grafici nelle SERP – Google effettua spesso delle modifiche nel modo in cui sono mostrati i risultati. In particolare si nota con i risultati locali di Google Places, che occupano gran parte dello spazio della serp. Potreste essere in prima posizione nei risultati organici ma apparire purtroppo in fondo alla pagina dei risultati.

Come vedete ci sono molte ragioni che possono portare a un improvviso crollo delle visite dai motori di ricerca. A volte non si tratta necessariamente di una penalizzazione, magari siete incorsi in uno dei filtri più leggeri di Google che scattano in presenza di attività SEO troppo spinte, o ancora avete commesso uno stupido errore durante la gestione del vs. sito. Accertatevi quindi di avere almeno due tool per monitorare costantemente il vs. sito, come Google Analytics e Google Webmaster Tools, in questo modo avrete sempre il controllo della situazione e potrete determinare più facilmente le cause di ogni eventuale problema.

Se invece pensate di essere vittima di una penalizzazione e non sapete bene come gestire la situazione, prima di fare mosse affrettate che potrebbero peggiorare ulteriormente la situazione, consigliamo di rivolgersi ad una SEO Agency come la nostra.

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